Sezione: Urologia

Prostatite batterica cronica, prostatite abatterica, funzione secretoria della prostata e diminuzione della fertilità .

La prostatite batterica cronica si presenta con un quadro clinico molto variabile. La maggior parte dei pazienti riferisce, in misura diversa, disturbi urinari come stranguria, pollachiuria, nicturia, vago dolore in sedi diverse e mal definite (sovrapubica, perineale, coccigea, peniena, scrotale". Alcuni pazienti lamentano dolore dopo l'eiaculazione, accompagnato da emospermia intermittente. L'esplorazione rettale non evidenzia segni caratteristici, se non una consistenza diminuita in modo omogeneo a carico della ghiandola. L'esame microscopico del secreto prostatico è caratterizzato dalla presenza di un numero superiore a 10 leucociti per campo microscopico. Tale forma di prostatite è presente quando gli esami colturali del secreto prostatico mettono in evidenza a più riprese la presenza di germi identificabili. In genere la malattia è caratterizzata da andamento ciclico, con riacutizzazioni periodiche coincidenti con un aumento della carica batterica (che viene poi identificata dagli esami microbiologici) ; dopo adeguati periodi di trattamento antibiotico si verifica la ricomparsa dell'infezione e della sintomatologia.

La forma di prostatite abatterica è senz'altro quella più frequente. L'eziologia è ignota.E' stata avanzata l'ipotesi di un possibile collegamento con agenti patogeni poco comuni, quali Chlamydia, e Mycoplasma. tuttavia questi agenti ormai sono facilmente identificabili dagli esami microbiologici sul secreto prostatico, e dunque se sono presenti generalmente è possibile individuarli. Si è pensato anche a diversi virus, per i quali l'identificazione è molto più complessa. La sintomatologia è simile a quella della forma batterica cronica, tuttavia in questa affezione nessuna causa di infezione può essere rintracciata, e raramente esiste una storia di pregresse infezioni delle vie urinarie. Nessun segno caratteristico è presente all'esame obiettivo del paziente, anche se una prostata dolente ed edematosa può essere talvolta riscontrata. All'esplorazione rettale si può talora verificare un'abbondante fuoriuscita di materiale non purulento al massaggio. All'esame microscopico del secreto prostatico la presenza di più di 10 leucociti per campo microscopico è sempre riscontrabile.

Quanto mai decisiva è l'anamnesi al fine di una corretta diagnosi. Durante il colloquio col paziente dovranno emergere soprattutto i fattori predisponenti di cui abbiamo parlato, in modo che il paziente possa correggerli. Circa gli esami diagnostici riteniamo che fra le varie tecniche proposte, quella di localizzazione batterica di Meares e Stamey, sebbene indaginosa, sia la più rigorosa. Essa si esegue nel seguente modo: il paziente raccoglie circa 10 cc di urina in una prima provetta (urine uretrali). Successivamente raccoglie le urine intermedie nella seconda provetta (urine vescicali). A questo punto, dopo aver invitato il paziente a terminare la minzione, con la raccomandazione di non svuotare completamente la vescica, si effettua un massaggio prostatico, e si raccolgono alcune gocce di secreto prostatico nella terza provetta. Infine si raccoglieranno nella quarta provetta (urine post-prostatiche) circa 5 cc delle urine residue. Sui quattro campioni verrà  eseguita la conta dei leucociti (ricordiamo che si parla di prostatite se è presente un numero di leucociti maggiore di 10 per campo microscopico), e una coltura batterica. Quando le urine vescicali (seconda provetta) sono sterili, generalmente i germi patogeni possono essere localizzati nell'uretra o nella prostata; questo può essere determinato facendo un confronto della conta batterica nei campioni uretrali (prima provetta) e prostatici (terza e quarta provetta). Se si tratta di infezioni uretrali la conta della prima provetta eccederà  significativamente la conta batterica delle colture prostatiche. In caso di infezione prostatica invece la conta delle colture prostatiche sarà  significativamente più alta della coltura della prima provetta (urine uretrali).

Qualora risulti un'infezione urinaria per l'alta concentrazione batterica nella prima e seconda provetta non si può fare diagnosi di prostatite, se prima non si esclude, con opportuna terapia, l'infezione urinaria sovrapposta. La raccolta dei campioni separati verrà  eseguita trà© o quattro giorni più tardi. In realtà  la positività  colturale del secreto prostatico associata alla presenza di colture sterili uretrali e vescicali rappresenta il miglior esempio diagnostico di prostatite batterica. Nelle forme non batteriche si avrà  la presenza di più di 10 leucociti per campo microscopico solo nei campioni prostatici.Nelle prostatiti si possono avere anche modificazioni a livello di spermio-gramma, e quindi di parametri seminali (ben lo sanno i medici che si occupano di problemi d'infertilità , spesso alle prese con alterazioni seminali legate alle prostatiti, di non facile soluzione). Si può osservare un aumento della viscosità  e, in una percentuale di pazienti può arrivare fino al 70%, la motilità  degli spermatozoi può diminuire; il numero degli spermatozoi generalmente non subisce modificazioni notevoli, ma si ha un aumento delle forme anomale. Le più rilevanti modificazioni biochimiche del liquido prostatico sono rappresentate da un aumento del pH (quindi in senso alcalino), una diminuzione del tasso di zinco, magnesio, acido citrico, fosfatasi acida, spermina, colesterolo. Non ancora sufficientemente chiariti appaiono i motivi per cui tali modificazioni si sviluppano.

Rimane comunque controverso se gli eventi infiammatori o anche le prostatiti batteriche abbiano un impatto significativo sulla fertilità . I batteri in concentrazioni fisiologiche non sembrano esercitare un diretto difetto deleterio sullo sperma, sebbene l'Ureaplasma urealyticum sia fortemente sospettato. Al di sopra di una certa concentrazione diverse ricerche hanno notato una riduzione della motilità  spermatica del 40%.Un altro meccanismo per cui le prostatiti possono indurre infertilità  è attraverso l'influenza che possono esercitare sulla funzione secretoria della prostata. Sembra infatti che le secrezioni prostatiche esercitino un effetto protettivo sullo sperma. Sia nelle prostatiti da batteri comuni, sia in quelle da Ureaplasma è stata riportata una funzione secretoria prostatica ridotta, caratterizzata da una significativa riduzione della concentrazione di zinco nello sperma. E stato notato che alla diminuzione della concentrazione di zinco corrisponde una riduzione dei parametri seminali. La ragione per la quale lo zinco esercita un effetto positivo sullo sperma è oggetto di continue ricerche.

In conclusione possiamo dire che quando la prostatite riduce la funzione secretoria della prostata si può verificare una diminuzione della fertilità .Un ruolo delle secrezioni prostatiche nell'infertilità  dell'uomo è la relazione con possibili meccanismi immunopatologici. Le immunoglobuline normalmente presenti nello sperma sono le IgG, le IgA e occasionalmente le IgM. Numerosi studi hanno evidenziato una significativa diminuzione della motilità  spermatica e della percentuale di gravidanze associata all'aumento dei titoli sierici e seminali di anticorpi, negli uomini subfertili comparati con i controlli fertili.

Talvolta i pazienti accusano sintomi simili a quelli della prostatite, specie per il dolore pelvi-perineale, senza però che abbiano una coltura positiva o una storia di infezioni urinarie, con un esame microscopico del secreto prostatico completamente normale. Anche l'obiettività , attraverso l'esplorazione rettale, non da rilievi specifici. In questo caso si parla comunemente di prostatodinia. La sintomatologia è molto variabile. In alcuni, ad esempio, l'esame urodinamico è alterato e mostra una apparente ostruzione funzionale al deflusso d'urina. ciò è confermato dalla osservazione elettromiografà¬ca in cui c'è una diminuzione del rilassamento muscolare durante la minzione, cioè una sorta di "spasmo" muscolare che fa aumentare la pressione nell'uretra prostatica, che può dare reflusso intraprostatico d'urina. Altre volte si verifica una tensione del piano muscolare pelvico, con dolenzia perineale associata alla posizione seduta e alle attività  che determinano un affaticamento della muscolatura perineale, mentre tali pazienti difficilmente lamentano disturbi minzionali. In molti soggetti tali disturbi sembrano di carattere emotivo.

Autore: Redazione Medicina33.com