Sezione: Pronto Soccorso

Pronto soccorso: cosa fare in caso di avvelenamenti, fratture, lussazioni , distorsioni , perdita di conoscenza, soffocamento, vomito , emorragie nasali. Cosa deve esserci nella cassetta di primo intervento?

Numerose sono le circostanze in cui incidenti di varia natura rendono necessario un soccorso il più possibile tempestivo, per evitare a chi ne è rimasto vittima serie conseguenze o addirittura per scongiurare il pericolo di morte. Questo intervento dovrebbe essere effettuato da un medico, ma, in sua assenza o in sua attesa, è bene che chiunque sappia prestare le prime cure in maniera efficace e senza arrecare ulteriori danni. Ecco dunque alcuni consigli da seguire nelle situazioni d'emergenza più comuni.

Avvelenamenti. L'ingestione accidentale di sostanze tossiche o caustiche (piuttosto frequente nei bambini) richiede interventi diversi, di volta in volta, a seconda del prodotto . Se l'assunzione del veleno è avvenuta da poco, in molti casi il primo soccorso consiste nel far vomitare la persona, somministrandole un bicchiere d'acqua calda con uno due cucchiai di sale da cucina o solleticandole l'ugola con le dita; il vomito va però evitato quando siano state ingerite sostanze corrosive, quali acidi, soda, ammoniaca, candeggina, prodotti per la lucidatura, detergenti per gabinetti o forni, benzina, trementina, diluenti, eccetera.Un antidoto efficace contro la maggior parte degli avvelenamenti è il carbone attivo, che andrebbe perciò conservato sempre in casa; se ne somministrano un paio di cucchiai da cucina in un bicchiere d'acqua. In caso di ingestione di sostanze velenose è opportuno comunque interpellare al più presto, per ottenere indicazioni, un centro antiveleni (facilmente reperibili sugli elenchi telefonici).

Fratture, lussazioni e distorsioni.Qualora si sospetti che uno o più ossa si siano fratturate o che un'articolazione abbia subito una lussazione o una distorsione (i sintomi di tutte queste lesioni consistono in forte dolore, specie in seguito a una pressione, incapacità  a usare la parte interessata e deformazione di quest'ultima), in attesa di un accertamento medico e del conseguente trattamento è necessario comportarsi come se l'osso o l'articolazione fossero realmente lesi. Innanzitutto l'infortunato non va spostato prima che si sia individuata la zona traumatizzata; occorre quindi immobilizzare la parte nella quale si sospetta che sia avvenuta la lesione, senza modificare la posizione in cui si trova. Gli indumenti non devono essere sfilati, ma, se necessario, tagliati.Se il trauma interessa un braccio, questo va dapprima sospeso al collo con una fascia, quindi fissato al tronco grazie a due bende trasversali che abbraccino l'arto e il torace; se la presunta lesione riguarda invece l'avambraccio, il polso o la mano, occorre bloccare tutto il segmento inferiore dell'arto legandolo a un supporto rigido.
La mano con fratture, lussazioni o distorsioni deve essere legata alla stecca dopo aver posto un rotolo di garza o di carta nel palmo, in modo da far assumere a essa la posizione a conchiglia che ha, in condizioni normali, quando è rilasciata. Per immobilizzare un arto inferiore traumatizzato, lo si può legare assieme all'altro dopo aver posto tra i due un'assicella, oppure lo si può fasciare con l'impiego di tre stecche, sistemate una sotto la gamba e le altre due lateralmente. Se la frattura interessa il femore, le stecche inferiore e laterale esterna devono arrivare a metà  torace, e vanno fissate anche all'addome. In tutti questi casi le fasciature non devono essere troppo strette; prima di effettuarle, inoltre, è opportuno imbottire la parte con indumenti, asciugamani, coperte, eccetera.
Nel caso in cui, in una frattura, i monconi dell'osso spezzato fuoriescano lacerando i muscoli e la cute, è necessario preoccuparsi di frenare l'emorragia . Qualora, infine, si sospettino fratture al cranio o alla colonna vertebrale pericolose per la vicinanza di strutture nervose occorre, in attesa dell'arrivo del medico, immobilizzare l'infortunato nella posizione in cui si trova, evitandogli qualsiasi movimento.

Perdita di conoscenza. Una persona che cade in stato di incoscienza deve essere prima possibile distesa a terra: mai si deve provare a rianimarla facendola camminare o somministrandole bevande. Il tronco e la testa devono essere lasciati aderenti al suolo, mentre occorre sollevare gli arti inferiori appoggiando i piedi sopra una sedia (si assicura in questo modo l'afflusso di sangue agli organi vitali); è opportuno inoltre slacciare gli abiti più stretti e coprire l'infortunato affinchè non prenda freddo.Una posizione migliore di quella appena descritta è quella cosiddetta di sicurezza, che evita tra l'altro il pericolo di soffocamento per vomito: per realizzarla, partendo da quella supina, si deve piegare il braccio destro della persona portando l'avambraccio sopra al torace, e flettere la gamba dello stesso lato appoggiandone la caviglia sopra quella dell'altro arto; sorreggendo la testa, si ruota quindi il corpo in modo da disporlo prono. Raggiunta questa posizione, la gamba destra deve essere piegata in fuori a formare una p con la gamba sinistra, e il braccio destro va anch'esso piegato e distanziato dal tronco. La testa deve essere reclinata indietro fino a che la bocca non si dischiude e voltata verso destra.Prima di far ciò, quando la persona infortunata è ancora supina, occorre controllare se le pupille rispondono, restringendosi, alla luce (quella di una piccola torcia elettrica, per esempio); qualora ciò non avvenga è necessario verificare subito se la circolazione sanguigna o la respirazione, o entrambe, abbiano subito un arresto.

Soffocamento. Quando un alimento o un corpo estraneo si introducono, attraverso la bocca, nelle vie respiratorie, si realizzauna ostruzione di queste ultime che può essere parziale o completa. Nel primo caso è l'organismo stesso a mettere in moto un meccanismo difensivo, la tosse, volto all'espulsione del materiale ostruente; non occorre quindi far altro che invitare la persona infortunata a respirare lentamente e profondamente, per consentire la dilatazione dei condotti respiratori.Se invece l'occlusione è totale, tanto che il soggetto non riesce a tossire e il suo colorito si fa bluastro, dapprima è necessario cercare di rimuovere il corpo estraneo agendo dalla bocca, con le mani; qualora ciò non riesca, occorre colpire energicamente e ripetutamente la persona che nel frattempo va posta in posizione tale per cui la testa sia al di sotto dei polmoni sulle spalle, con il palmo della mano. Nel caso in cui anche questo trattamento si riveli inefficace, si può esercitare una pressione verso l'interno e verso l'alto sull'addome, a metà  altezza tra l'ombelico e il torace, tenendo il busto della persona inclinato.
Trovandosi da soli e rimanendo vittime di un soffocamento, è questo il primo intervento da praticare a se stessi. Scosse elettriche. Il primo intervento consiste, se possibile, nell'interrompere il passaggio della corrente, disattivando l'interruttore generale o staccando la spina dall'apparecchio da cui si è originata la scossa. Altrimenti è necessario allontanare l'infortunato dalla sorgente elettrica, toccandolo con materiali isolanti e asciutti, quali stoffa pesante, legno stagionato, gomma, cuoio, e isolandosi da terra grazie a un tappeto, a giornali o indumenti ripiegati, a scarpe con suole di gomma o zoccoli di legno e così via; in questa operazione è meglio usare i piedi che le mani, in modo che l'eventuale scarica raggiunga più difficilmente il cuore, che è l'organo maggiormente colpito dalle folgorazioni. Staccata dalla sorgente elettrica, la persona va adagiata in posizione supina e liberata dagli indumenti che coprono il collo e l'addome. Occorre quindi controllare se sia sopraggiunto un arresto cardiaco e/o respiratorio.

Emorragie nasali. Si deve piegare in avanti la testa (e non all'indietro, come spesso si tende a fare), per evitare che il sangue defluisca in gola e per controllare l'andamento della fuoriuscita. Per frenare l'emorragia si può schiacciare tra il pollice e l'indice il naso poco sopra le narici (per 78 minuti), oppure applicare entro la narice interessata un tampone di garza, eventualmente intriso di un liquido emostatico. Se, nonostante queste misure, il sanguinamento prosegue, occorre rivolgersi a un medico.

Vomito. Va curato, sintomaticamente, con il riposo a letto, il digiuno e l'applicazione di una borsa per il ghiaccio sullo stomaco. Circa ogni ora è bene che il paziente sorseggi acqua; i primi cibi che possono essere ingeriti appena le condizioni migliorano sono quelli secchi, come biscotti, pane di qualche giorno e così via. Se il vomito si ripete, se si manifesta dopo un trauma alla testa, se si accompagna a diarrea o a forte dolore allo stomaco, e infine se interessa un bambino che ha febbre alta, occorre chiamare un medico; l'intervento di quest'ultimo è particolarmente urgente se nel materiale vomitato compare sangue, di colore vivo o cupo. (Per il trattamento d'urgenza di ferite, scottature, punture d' insetti, mal d'aria, mal d'auto, mal di mare, vedi le relative voci).

La cassetta per il primo intervento

Una cassetta contenente i farmaci e gli strumenti necessari per fronteggiare sul momento le più diffuse patologie o i più comuni infortuni dovrebbe essere presente in ogni casa, e andrebbe portata con sà© quando ci si reca in vacanza. Ecco i prodotti con cui allestirla.

Materiali per medicazione. Vanno conservate nella cassetta innanzitutto le garze, sia in compresse sterili (cioè riquadri formati da più strati sovrapposti, che vanno applicati sulla zona ferita o ustionata e fermate con cerotto semplice o con una fasciatura), sia in bende (lunghe strisce che vanno arrotolate, senza stringere, intorno alla parte lesa): per le compresse va preferito il formato 10X10, per le bende una delle quali è bene sia elasticizzata sono consigliabili le altezze 10 e 5 centi metri.

Sono poi necessari i cerotti, sia quelli provvisti solo di proprietà  adesive che servono per fermare le garze sia quelli medicati, che supportano già  una piccola garza; per quanto riguarda questi ultimi, è opportuno conservare una confezione mista, contenente cerotti di diverse dimensioni. Sono inoltre utili le strisce di sutura dermoadesive, piccoli cerotti che, consentendo di far combaciare i lembi delle ferite, possono sostituire nei casi meno gravi i punti di sutura. Nella cassetta vanno conservati anche una confezione di cotone idrofilo, una di cotone emostatico e flaconcini di disinfettante .

Strumenti vari. Devono essere presenti nella cassetta un laccio emostatico di gomma da stringere, in caso di ferita a un arto , a monte del punto lesionato per bloccare l'emorragia , un rasoio monouso (per tagliare peli o capelli intorno alle zone lese), un paio di forbicine, uno di pinzette (per rimuovere piccoli corpi estranei dalle ferite), spille di sicurezza (per fermare bendaggi), alcune stecche di legno di differente grandezza (per l'immobilizzazione di arti fratturati), una torcia elettrica (per esaminare la gola, le pupille, le ferite), un termometro, una o più siringhe monouso.

Medicinali. É conveniente conservare analgesici che nella maggior parte dei casi sono provvisti anche di azione antifebbrile , antiacidi, digestivi, prodotti antinausea e antivomito, un antidiarroico, un antispastico (contro i dolori addominali), uno sciroppo antitosse, uno spray nasale decongestionante, una confezione di pastiglie disinfettanti del cavo orale; sono utili anche preparati per uso locale contro le contusioni, le distorsioni, i dolori reumatici, eccetera, un prodotto contro le punture di insetti, gli eritemi solari e altre irritazioni della pelle, uno contro le scottature, un collirio contro la congiuntivite, una soluzione per il lavaggio degli occhi, una scatola di carbone attivo contro gli avvelenamenti. In viaggio è bene portare con sà© un medicinale contro il mal di mare e il mal d'auto .

Numeri telefonici. All'interno della cassetta dovrebbe essere contenuto un elenco di numeri telefonici delle persone o dei servizi cui rivolgersi in caso di necessità : ambulanza, medico di fiducia, ospedale, centro antiveleni, vigili del fuoco, carabinieri, polizia, amici o parenti.

Autore: Redazione Medicina33.com