Sezione: Odontoiatria

I sintomi della piorrea alveolare, i rischi che si corrono in casi di piorrea alveolare.

La piorrea è sempre il risultato finale di una gengivite curata troppo tardi o trascurata. Nella gengivite, la placca dentaria e una sostanza dura chiamata tartaro si raccolgono nelle tasche fra le gengive gonfie e la base dei denti. La placca dentaria contiene batteri che, con gli anni, consumano l'osso che circonda e sostiene il dente. Alla fine gli alveoli sono talmente corrosi, che i denti cominciano ad allentarsi e ballano.

Quali sono i sintomi? Le tasche fra le gengive e i denti diventano sempre più profonde. La placca dentaria nelle tasche ha sapore cattivo e provoca alitosi. Man mano che la malattia progredisce, i denti ballano nei loro alveoli e percuotendoli si sente un suono ottuso invece del suono secco emesso dai denti stabilmente a posto. Viene messo a nudo sempre più cemento (il tessuto sensibile che copre la radice del dente) e il dente fa male quando si ingeriscono cibi molto caldi, molto freddi o dolci. Talvolta si forma in profondità  dentro una tasca un ascesso che corrode l'osso mascellare.

Quanto è frequente il problema?Gli adulti perdono più denti per la piorreache per la carie dentaria.Fra gli adulti giovani (di età  compresa fra i16 e i 35 anni) 2 persone su 3 hanno un certo grado di piorrea, che è ancora più frequente fra le persone di mezza età .

Quali sono i rischi?Se non vi curate seriamente, potete perdere tutti i denti e aver bisogno di una dentiera; e la dentiera può creare fastidi . Un ascesso diffuso può provocare gravi disturbi.

Che cosa fare?La malattia può essere arrestata in qualsiasi momento prima della fase avanzata, quindi andate dal dentista non appena notate qualcuno dei sintomi suddetti. Per scoprire fino a che punto la malattia sia avanzata, il dentista di solito esamina la profondità  delle tasche e fa delle radiografà¬e per scoprire lo stato dell'osso sottostante.

Qual è il trattamento?Auto-aiuto: Seguite le misure descritte qui: mantenere sani dei denti prestando particolare attenzione alle gengive e alla base dei denti.Se la malattia è in una fase iniziale, il dentista può tenerla sotto controllo (purchè vi puliate accuratamente i denti) semplicemente curando il disturbo dentario che favorisce la formazione o la persistenza della placca batterica.Se le tasche sono diventate molto profonde, occorre un altro trattamento. Il trattamento usuale consiste in interventi chirurgici sulle gengive. La gengivectomia è un piccolo intervento che consiste nella resezione di una parte della mucosa gengivale per ridurre la profondità  delle tasche. Dopo una gengivectomia, sulle gengive si pone un rivestimento protettivo - di solito con essenza di garofano, ossido di zinco e ovatta - che deve stare in situ per 1-2 settimane fino a quando le gengive non guariscono. Il rivestimento temporaneo non dovrebbe impedire al paziente di mangiare e bere normalmente.Un altro trattamento: la parte sensibile esposta per il ripetuto passaggio dello spazzolino soltanto in senso orizzontale può essere sostituita da una copertura di resina sul dente per proteggere il cemento sottostante. Come alternativa, il cemento molto sensibile può essere protetto con uno strato di fluoruro o il dentista può prescrivere un dentifricio al fluoro. I denti molto allentati possono essere "ancorati" con un apparecchio di fissazione periodontale o con un supporto d'oro lungo alcuni denti.

Se il processo piorroico non viene arrestato, i batteri della placca dentaria penetrano nell'osso e nel tessuto che circonda e sostiene il dente. Alla fine il dente dondola nel suo alveolo. Quando la piorrea ha raggiunto questo stadio, può non esservi alternativa all'estrazione.

In una grave forma di piorrea, si può formare una tasca profonda nel punto in cui la gengiva si unisce al dente . Un tipo di trattamento per questo problema implica l'asportazione della tasca in modo che l'area attorno al dente possa essere mantenuta pulita e priva di placca. La gengiva di solito ricresce, a patto che la zona sia mantenuta pulita.

Autore: Redazione Medicina33.com