Acido folico: in Italia solo 1 donna su 3 lo assume correttamente prima e durante la gravidanza
Vitamina essenziale per lo sviluppo del feto e la prevenzione dei difetti del sistema nervoso, con effetti concreti già nelle prime settimane dal concepimento
Quando si parla di salute in gravidanza, spesso si pensa alle ecografie, ai controlli periodici, alle analisi del sangue. Molto meno a ciò che accade prima del concepimento: un periodo silenzioso e quasi invisibile, in cui si sviluppano strutture fondamentali per la crescita del bambino. È proprio in queste prime settimane - spesso sconosciute anche alla futura mamma - che entra in gioco un alleato prezioso: l’acido folico, considerato uno dei cardini della prevenzione prenatale.
Cos’è l’acido folico e dove si trova
L’acido folico è la forma sintetica della vitamina B9, essenziale per il nostro organismo perché permette la formazione di nuove cellule e la sintesi del DNA, il “manuale delle istruzioni” delle cellule. Poiché il corpo non può produrla da solo, è necessario assumerla attraverso la dieta o con integratori.
La vitamina B9 si trova naturalmente sotto forma di folati in alimenti come verdure a foglia verde (spinaci, bietole, cavoli), legumi (fagioli, lenticchie, piselli), frutta (in particolare agrumi) e frutta secca, e in piccole quantità in alimenti di origine animale come fegato e frattaglie. L’acido folico, invece, è la versione sintetica presente negli integratori e negli alimenti fortificati, cioè cibi arricchiti con questa vitamina, come cereali per la colazione, pane, pasta e farine, per garantire un apporto costante e sufficiente anche quando la dieta da sola non basta.
“L’acido folico è importante prima del concepimento, e nei primi mesi di gravidanza, perché sostiene la crescita del feto e riduce in modo concreto il rischio di gravi malformazioni del sistema nervoso - spiega Marco Grassi, ginecologo di Ascoli Piceno -. Anche una dieta equilibrata è importante, ma da sola spesso non garantisce la quantità necessaria di vitamina B9, perciò integratori o alimenti fortificati sono indispensabili.”
Le linee guida ufficiali indicano che tutte le donne in età fertile dovrebbero assumere 400 microgrammi di acido folico al giorno, a partire almeno un mese prima del concepimento e continuando fino al primo trimestre di gravidanza. Questo periodo è cruciale perché l’organismo della madre sostiene lo sviluppo del feto, in particolare del sistema nervoso.
Perché è così importante ed i rischi associati alla carenza
La vitamina contribuisce alla corretta formazione del tubo neurale la struttura da cui deriveranno cervello e midollo spinale. Il tubo neurale si chiude tra il 17° e il 29° giorno dal concepimento, un periodo in cui molte donne non sanno ancora di essere incinte. “In questo lasso di tempo se i livelli di folati non sono adeguati, aumenta il rischio di difetti del tubo neurale (DTN) - chiarisce il dottor Marco Grassi - una delle malformazioni congenite più studiate, tra cui anencefalia e spina bifida.”
Secondo il Ministero della Salute, diversi studi hanno dimostrato che l'assunzione di acido folico durante la gravidanza è efficace nel prevenire i difetti del tubo neurale, riducendo il rischio fino al 70%.
La situazione in Italia
Secondo i dati più recenti dell’Istituto Superiore di Sanità, nel nostro Paese, la quota di donne che assume acido folico nel periodo raccomandato resta limitata. Nel 2025 solo circa il 32% delle donne assume la supplementazione in modo appropriato, iniziando prima del concepimento e continuando nel primo trimestre. La variabilità regionale è notevole, con percentuali che oscillano tra il 21,4% e il 42,5% a seconda della regione. La mancata adozione di una corretta profilassi riguarda in particolare le gravidanze non pianificate o le donne che non effettuano visite preconcezionali, proprio quelle che avrebbero più bisogno di essere informate.
“L'importanza di aumentare questa percentuale è costantemente ribadita, poiché la supplementazione è spesso insufficiente, in particolare tra le gravidanze non programmate. Dunque è fondamentale far sì che l’informazione diventi capillare: dobbiamo raggiungere le donne in età fertile con messaggi pratici e facili da mettere in atto”, conclude il dottor Grassi.
Autore: Redazione Medicina33.com
